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NOZIONI OGM E BIODIVERSITA'

OGM

Organismi in cui parte del genoma sia stato modificato tramite le moderne tecniche di ingegneria genetica.
Non sono considerati "organismi geneticamente modificati”:
• organismi il cui patrimonio genetico viene modificato a seguito di processi naturali
• o processi indotti dall'uomo tramite altre tecniche che non sono incluse nella definizione data dalla normativa di riferimento (ad esempio con radiazioni ionizzanti o mutageni chimici)

Le mutazioni appaiono raramente in natura. Inoltre soltanto una piccolissima parte delle specie vegetali esistenti è stata domesticata; perciò l’insieme dei geni a cui attingere per incroci di tipo tradizionale è molto limitato. Ecco perché da oltre cinquant’anni si sono sperimentati altri metodi per creare nuove varietà vegetali provocando artificialmente mutazioni del DNA delle piante.

Una tecnica standard per trasferire un gene consiste nell’usare come mediatore un batterio. Per prima cosa di preleva il gene del DNA dell’organismo che ne è dotato e lo si inserisce in un plasmide, ovvero un anello di DNA che si può trovare nei batteri.
Gli enzimi di restrizione consentono di “tagliare” il DNA in posizioni ben precise. Altri enzimi detti ligasi invece “ricuciono” il DNA, saldandolo in corrispondenza di altre particolari sequenze di basi. In questo modo si ottiene il cosiddetto DNA ricombinante, che una volta inserito in un organismo vegetale produrrà una pianta transgenica.

Nel 2010 le piante OGM già approvate in varie parti del mondo sono dodici: pomodoro, lino, patata, mais, cotone, soia, colza, barbabietola da zucchero, riso, zucchine, papaya e radicchio. Le caratteristiche che sono state inserite in questi vegetali si possono raggruppare in sei categorie:
  • resistenza agli erbicidi,
  • resistenza agli insetti,
  • resistenza ai virus,
  • maturazione ritardata,
  • contenuto nutrizionale modificato,
  • controllo dell’impollinazione.

BIODIVERSITà

L'insieme di tutte le forme viventi geneticamente diverse e degli ecosistemi ad esse correlati. Implica tutta la variabilità biologica: di geni, specie, habitat ed ecosistemi.

La biodiversità ha influenze anche nelle produzioni dell'uomo.
È grazie alle biodiversità presenti in paesi diversi, più spesso di una piccola regione, che risulta possibile avere delle produzioni o delle caratteristiche specifiche.
Di conseguenza esistono vari e importanti motivi per mantenere un'elevata biodiversità sia a livello nazionale che locale. La perdita di specie, sottospecie o varietà comporterebbe infatti una serie di danni. Questi possono raggrupparsi come:
  • ecologico, perché comporta un degrado della funzionalità degli ecosistemi;
  • culturale, perché si perdono conoscenze e tradizioni umane legate alla biodiversità;
  • economico, perché riduce le risorse genetiche ed il loro potenziale di sfruttamento economico.

La presenza di una ricca varietà di specie in un ambiente ne aumenta la sua resilenza, ossia la sua capacità di tornare "a posto" dopo avere subito uno stress.

MITI DA SFATARE

·      In Italia per ora non mangiamo cibo geneticamente modificato.
Da tempo gli italiani sicuramente mangiano il grano Creso, che è stato creato molti decenni orsono inducendo mutazioni genetiche nelle piante mediante radiazioni. La legge attuale non considera OGM le piante create con questa tecnica, ma è indubbio che il genoma di quel grano, come di tante altre colture, sia stato modificato.

·      In Italia la legge vieta di utilizzare OGM.
No, in Italia è soltanto vietato coltivare gli OGM, non utilizzarli. In realtà già oggi non possiamo fare a meno di acquistare dall’estero grandi quantità di soia geneticamente modificata come mangime per vacche e maiali, anche per produzioni tipiche come il parmigiano reggiano, il grana padano, il prosciutto di Parma e quello di San Daniele.

·      Le piante del mio orto sono perfettamente naturali.
Sicuramente sono un frutto della natura, ma gran parte della nostra frutta e verdura è stata modificata dall’uomo (attraverso incroci e selezioni per ottimizzare la coltivazione) a tal punto che non potrebbe più sopravvivere allo stato selvatico.

·      Con gli OGM si potrà eliminare il problema della fame nel mondo.
Il problema della fame nel mondo ha origine nella povertà e non si risolve semplicemente aumentando le rese agricole. Gli OGM possono contribuire a risolvere alcuni problemi agricoli dei Paesi poveri, così che il reddito dei contadini aumenti ed essi possano avere più denaro per acquistare cibo.

Consigli Bibliografici:

Ladri di geni. Dalle manipolazioni genetiche ai brevetti sul vivente. – Gianni Tamino, Fabrizia Pratesi (Editori Riuniti, 2001)

Slow Food Revolution – Carlo Petrini, Gigi Padovani (ed. Rizzoli, 2005)

Pane e bugie – Dario Bressanini (ed. Zanichelli, 2009)

OGM tra leggende e realtà – Dario Bressanini (ed. Chiarelettere, 2010)

NOZIONI PRODOTTI DOP, IGP, STG

Denominazione di origine protetta (D.O.P.):
Marchio attribuito dall'Unione Europea a prodotti agro-alimentari le cui peculiari caratteristiche qualitative dipendono essenzialmente o esclusivamente dall’ambiente geografico in cui sono prodotti.
L'ambiente geografico comprende:

- fattori naturali (clima, caratteristiche ambientali);
- fattori umani (tecniche di produzione tramandate nel tempo, artigianalità, savoir-faire)

che, combinati insieme, consentono di ottenere un prodotto inimitabile al di fuori di una determinata zona produttiva.
Chi produce eccellenze marchiate DOP deve attenersi alle rigide regole stabilite dal disciplinare di produzione specifico per ciascun prodotto. Il rispetto di tali regole è garantito da un rigido sistema di controlli e certificato da organismi preposti.



Indicazione geografica protetta (I.G.P.):

Marchio di origine attribuito dall'Unione europea a prodotti agricoli e alimentari per i quali una determinata qualità, la reputazione o un'altra caratteristica dipende dall'origine geografica, e la cui produzione, trasformazione e/o elaborazione avviene in un'area geografica determinata.
Chi produce IGP deve attenersi alle rigide regole produttive definite dallo specifico disciplinare di produzione, il cui rispetto è garantito da un severo sistema di controllo.


Specialità tradizionale garantita (S.T.G.):
Marchio di origine introdotto dalla Unione europea in seguito rispetto ai marchi di Denominazione d’Origine e di Indicazione Geografica per tutelare quelle produzioni ottenute seguendo ricette o metodi di produzione tradizionali.
Questa certificazione, diversamente dai marchi di tutela DOP e IGP, si rivolge a prodotti agricoli e alimentari la cui "specificità" non é legata al luogo dove avviene la produzione, ma alla tradizionalitá del metodo di lavorazione o della composizione.
Per la valorizzazione della qualità e della tipicità dei vini esiste un altro sistema di marchi, che nel complesso designa i “vini di qualità prodotti in regione determinata” (VQPRD), a livello italiano.



Denominazione di origine controllata (D.O.C.):
Marchio di tutela che certifica vini di qualità originari di zone limitate (di solito di piccole/medie dimensioni), recanti il loro nome geografico.
Le caratteristiche enochimiche (estratto secco, acidità totale, ecc.) ed organolettiche (colore, odore, sapore) devono rispettare i parametri dettati dagli specifici Disciplinari di produzione, che, approvati e registrati dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, regolano tutte le fasi del ciclo produttivo (dal vigneto alla bottiglia) di ciascun vino.
I vini DOC prima di essere posti in commercio devono essere sottoposti ad una analisi chimico-fisica ed organolettica da parte di apposite Commissioni di degustazione, che accertano la loro rispondenza ai requisiti prescritti dalla legge.


Denominazione di origine controllata e garantita (D.O.C.G.):
Marchio di tutela che conferisce un riconoscimento di particolare pregio qualitativo attribuito ad alcuni vini DOC di comprovata notorietà nazionale ed internazionale, il cui particolare pregio qualitativo sia dovuto ai fattori tradizionali naturali, umani e storici del luogo di produzione.
Debbono, inoltre, essere commercializzati in recipienti di capacità fino a cinque litri e portare un contrassegno dello Stato che dia la garanzia dell'origine e che consenta la numerazione delle bottiglie prodotte. L’etichetta di un vino DOCG deve obbligatoriamente riportare: il nome della regione determinata da cui i vini provengono; il nome o la ragione sociale dell'imbottigliatore insieme all’indicazione del Comune e dello Stato in cui l'imbottigliatore ha la propria sede principale; il volume nominale in litri; il titolo alcoolimetrico effettivo e il lotto di produzione.
Il sistema di controllo cui sono sottoposti i vini DOCG é molto severo e oltre alle analisi chimico fisiche e organolettiche é prevista anche un'analisi sensoriale (assaggio) eseguita da un'apposita commissione; il mancato rispetto dei requisiti ne impedisce la messa in commercio con il marchio DOCG.
                                  
Indicazione geografica tipica (I.G.T.):
Marchio attribuito a vini da tavola di qualità prodotti in aree geografiche generalmente ampie. I requisiti stabiliti dai disciplinari di produzione di questi vini sono meno restrittivi di quelli richiesti per i le DOC  e per le DOCG.
In etichetta, i vini IGT, oltre all'indicazione del colore, possono riportare anche l'indicazione del/dei vitigni utilizzati e l'annata di raccolta delle uve.
La collocazione di un vino tra gli IGT è dovuta sia a scelte commerciali, sia all'impossibilità, per la loro composizione (vitigni utilizzati), di rientrare nei disciplinari dei vini di qualità delle zone di produzione (DOC e DOCG).